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Mita Koken

Mita Koken: Imparare sulle spade giapponesi

L. Kapp

Mi sono interessato alle spade giapponesi alla fine degli anni ’70.  A quel tempo l’unico libro di cui ero a conoscenza era “The Japanese Sword” di John Yumoto.  Nel tentativo di saperne di più visitai rivenditori e collezionisti ma era difficile imparare e trovare l’opportunità di vedere e maneggiare spade giapponesi. 

Dato che ogni anno andavamo in Giappone pensai che forse avrei potuto impararvi di più. Uno dei nostri amici disse che un suo vicino era un esperto e ce lo fece incontrare. Era Mita Koken che viveva a Tokyo.

Ad ogni visita Mita mi mostrava e mi permetteva di maneggiare delle buone spade spiegandomene l’interessante storia e la provenienza in modo che alla fine imparai molto su quelle spade. Mita teneva una riunione mensile al club della spada a Tokyo e io vi partecipavo ogni volta che potevo.  C’era un tavolo con 5 lame nelle shira saya tsuka e i partecipanti le guardavano  e compilavano un foglio presumendo: 1 il periodo, 2 la tradizione 3 la scuola, 4 la città o area di produzione e 5 l’autore. Ogni risposta valeva 4 punti con un punteggio pieno di 20 punti per spada, quindi 100 punti per le 5 lame.  I partecipanti a questi incontri erano molto seri e si portavano numerosi libri e riferimenti per aiutarsi nelle risposte.  A quel tempo, ero felice solo di poter indovinare se la lama fosse koto, shinto o shinshinto.

Dopo questo esercizio si esaminavano altre 5 o più spade che erano spesso associate alle 5 precedenti. Dopodiché alcuni rispettati artigiani o esperti tenevano una conferenza che si concludeva con l’intervento di un docente ospitato. Una volta, Takayama Kazuyuki parlò di koshirae, ma c’erano sempre personaggi interessanti che facevano  lezione con esempi da studiare la cui qualità era sorprendente, a volte di classe Juyo.

Queste riunioni erano comuni tra il 1950 e il1990 e molti degli esperti che le conducevano prestavano o fornivano spade da studiare ai partecipanti. Yoshindo che partecipò a molte di queste riunioni

dice che questo accadeva prima che intorno alle spade si sviluppasse la vasta attività commerciale, quando molti collezionisti fornendo esperienza pratica e teorica alle persone volevano educarle al rispetto per la Nihontō.

La famiglia di Mita Koken si trovava a Edo quando Ieyasu ci si trasferì intorno al 1592. A quel tempo, Edo era un piccolo villaggio di pescatori con 60 case, e i Mita vivevano in una di quelle case.

Koken Mita abitava in una semplice casa in stile giapponese molto tradizionale, senza il bagno, e quindi ogni sera usava quello del vicino.

Mita indossava sempre il tradizionale kimono giapponese e pantaloni hakama e non l’abbiamo mai visto in abiti occidentali.

Sembrava benestante finanziariamente e molte persone ce lo dicevano. Era chiamato “Edoko” che significa “figlio di Edo”. Le  famiglie Edoko dovevano risiedere a Edo da almeno 3 generazioni. Gli Edoko non si preoccupavano mai dei soldi perché durante il periodo Edo, grazie alla presenza dei Daimyo c’era molto lavoro per gli artigiani che anche se avessero speso tutti i loro soldi avrebbero potuto facilmente guadagnarne di più il giorno successivo. Hiroko ricorda di aver incontrato persone del genere quando era giovane a Tokyo. 

Mita era molto generoso e si dice che offrisse a tutto il bar quando andava fuori a cena o a bere.

L’ altro hobby serio di Mita era il bonsai, ne aveva una vasta collezione sul retro della casa e se ne prendeva cura lui stesso. Il bonsai più impressionante che ci ha mostrato aveva circa 200 anni.

Quando iniziai a interessarmi alle spade  pensai che sarebbe stato molto utile imparare come venivano fatte e lucidate dagli artigiani. Lo chiesi a Mita e alla nostra visita successiva ci presentò Yanagawa Seiji che ora è un Togishi di livello mukansa. Yanagawa mi  mostrò il suo laboratorio con le pietre e iniziò a lavorare su una spada durante la visita.  Nel viaggio successivo, Mita ci presentò Takayama Kazuyuki, un produttore di saya e koshirae. Queste presentazioni non erano casuali e furono sempre fatte da Mita che ci accompagnava personalmente. Così ogni anno incontravamo un nuovo artigiano che a sua volta ce ne presentava un altro.

Lo zio e il cugino di Takayama erano Togishi e scrivevano un diario sulle spade ma non trovavano nessuno che li aiutasse a tradurlo in inglese, così Takayama ci portò al negozio del cugino e ci presentò.  Accettammo felicemente di tradurre la loro rivista trimestrale che era il Meito Zukan di Fujishiro Matsuo e Okisato.  La traducemmo per anni, fin’ quando smisero di scriverla per insufficienza di tempo.

Okisato apprezzò i nostri sforzi e, in un viaggio, alcuni anni dopo, ci portò a cena ad Akasaka, dove incontrammo Yoshindo.  Okisato gli aveva ordinato un kogatana come regalo per noi chiedendo di metterci il mio nome come horimono.  Yoshindo che era interessato a sviluppare tipi originali di horimono incise il nome “Leon Kapp” ​​sul kogatana in caratteri gotici tedeschi.  Successivamente ricevette più ordini per Kogatana e Tanto con incisi i nomi dei proprietari.

L’ usanza secondo cui artigiani o amici  giapponesi ci presentavano ad altri artigiani è continuata e l’abbiamo sempre apprezzata molto.

In uno dei nostri precedenti incontri Mita disse che sperava che lo studio e l’apprezzamento delle spade giapponesi mi piacessero. Tuttavia volle offrirmi un piccolo consiglio: non mischiare gli studi col commercio, divertiti a studiare e  apprezzare le spade, o goditene il commercio, ma tieni sempre separati i due tipi di attività.